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Immagine del redattoreRedazione

Fashion in movies and movies about fashion: cinque film da non perdere

Esiste un rapporto simbiotico fra moda e cinema. Si dice che il costumista faccia un ottimo lavoro quando lo spettatore non si accorge degli abiti di scena, che diventano un semplice mezzo per descrivere il personaggio e la sua personalità. Si trovano però anche un crescente numero di esempi che smentiscono questo credo, basti pensare a Sex and the City e all’armadio di Carrie Bradshaw o alla sua collezione di scarpe (come dimenticare del suo amore per Manolo Blahnik?) per capire come i costumi diventino una sorta di personaggio aggiuntivo indispensabile per la narrazione. Così come i film si appoggiano alla moda per raccontare una storia, così la moda sceglie sempre più spesso di esprimersi attraverso la produzione cinematografica per narrare della straordinarie vite dei suoi attori. Il 2018 è un esempio del successo del connubio fashion-cinema, vista l’uscita di diversi film e documentari in cui la moda rappresenta uno dei protagonisti silenziosi. Eccone cinque che vale la pena vedere.


Ocean’s 8

courtesy of oceans8movie.com

Uscito ad inizio giugno nei paesi anglofoni, sarà nelle sale italiane il 26 luglio con un cast di all star tutto femminile: Cate Blanchett, Anna Hathaway, Helena Bonham Carter e Rihanna sono solo alcuni dei nomi presenti. Il concept è uno spin-off di Ocean’s 11 con Sandra Bullock nei panni della sorella di Danny Ocean, la quale vuole organizzare un furto durante l’annuale Met Gala e per farlo crea una squadra di donne tutte dalle personalità molto diverse che vengono rese visibili proprio dagli abiti. Il fatto di scegliere il Met Gala come evento dimostra come la moda sia un tema centrale nel racconto. Oltre a selezionare designer diversi per ogni personaggio -per esempio Stella McCartney con Prada e Alaïa per Bullock; Saint Laurent e Burberry per Blanchett- la costumista Sarah Edwards ha voluto che per la scena del Met Gala tutte le attrici avessero abiti inediti creati appositamente per la pellicola dai designer prescelti per ognuna. Givenchy, Alberta Ferretti, Dolce & Gabbana, Zac Posen hanno dunque collaborato rispettando sia le direttive in termini di stile che le esigenze di scena. Il risultato finale è dunque un film che affascina visivamente e che vale la pena guardare anche solo per gli abiti.



American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace

courtesy of IMDB

Sebbene siano passati ormai undici anni dalla morte del designer, il suo omicidio viene ricordato tutt’oggi per l’impatto che ha avuto su tutto il mondo della moda. Dopo aver esplorato il caso OJ Simpson, dunque, la seconda stagione di American Crime Story riporta i fatti che hanno condotto Andrew Cunanan ad uccidere Gianni Versace. Le incertezze legate al movente del delitto diventano per il regista un pretesto per esplorare la vita del designer e della sua famiglia, tra cui la sorella Donatella -interpretata da Penelope Cruz- che diventò poi la designer della casa di moda italiana. Anche se non rappresenta l’aspetto centrale della narrazione, è interessante poter entrare nelle dinamiche un po’ più nascoste delle persone che stanno dietro ad un brand mondiale quale Versace e vedere come viene in parte gestita l’anima creativa e di business, assieme alla facciata pubblica.


McQueen

courtesy of IMDB

Lee Alexander McQueen viene tragicamente trovato senza vita nella sua casa londinese l’11 febbraio 2010. La sua scomparsa, sebbene anticipata da altri tentativi di suicidio, fu un tragico evento che segnò la fine di una vita sregolata e di sofferenze interiori, ma l’inizio di un nuovo capitolo per il suo omonimo brand passato sotto la guida di Sarah Burton, sua assistente quasi sin dagli inizi. Il documentario racconta, oltre che della vita privata, la percezione di McQueen del mondo e della bellezza, definita selvaggia, tramite interviste a lui stesso, ai familiari ed ai collaboratori che lo seguirono e sostennero durante il suo percorso molto spesso difficile e alcune volte non compreso dalla critica e dal grande pubblico. Nonostante le difficoltà e lo scetticismo iniziale, McQueen viene ricordato come un innovatore e un genio nel suo campo, una persona in grado di portare la sua visione a volte molto forte e poco politically correct e tradurla nei suoi capi e nelle sfilate, che quasi sempre sfioravano la performance art e lasciavano nello spettatore spunti di riflessione. Il film, uscito l’8 giugno in America, è dunque un’occasione per approfondire la conoscenza del designer, anche attraverso le sue parole.



The Times of Bill

courtesy of gudphoto.com

Lo street style, ormai un fenomeno normale e diffusissimo, era una volta tutt’altro che ordinario. Della sua nascita e sviluppo possiamo ringraziare Bill Cunningham, fotografo newyorkese, che divenne famoso proprio per essere fra i primi a girare per le strade della grande mela con la sua bicicletta per trovare ed immortalare outfit unici. Questo lungometraggio diretto da Mark Bozek, che intervistò Cunningham 25 anni prima della sua scomparsa, è un’omaggio al suo genio e alla capacità di aver anticipato i tempi. Nomi famosi hanno partecipato alla realizzazione del racconto. Per la narrazione infatti è stata scelta Sarah Jessica Parker, come Bill un’icona della città di New York oltre che sostenitrice del lavoro del fotografo e amante della moda, l’illustratore Ruben Toledo invece si è occupato delle animazioni ed infine Pat Cleveland ha prestato la sua voce per il tema del lungometraggio, “Tonight, Josephine”. Uscito il primo maggio in America, The Times of Bill è dunque un’interessante scorcio sul lavoro di uno dei grandi protagonisti e promotori della moda vista da una diversa prospettiva.



Olivier Rousteing

courtesy of Vogue

Ancora in fase di ultimazione e programmato in uscita per il 2019, è il documentario sul designer di Balmain, Olivier Rousteing, diretto dalla crew che realizzò “Valentino: The Last Emperor” nel 2009. Nonostante la sua giovane età (32 anni) Rousteing è alla guida del brand francese da ben otto anni e questo sottolinea la straordinarietà del personaggio e della sua storia. La pellicola dunque immortalerà il suo contributo a Balmain e la parte più privata della sua vita fin dall’infanzia, le difficoltà incontrate sul suo percorso, le critiche e tutto ciò che lo ha portato ad essere quello che è oggi. Con questo documentario Olivier vuole dare un messaggio forte e positivo, così come cerca di fare sempre sia attraverso i suoi abiti edgy e dallo stile ben definito, che con le iniziative a cui prende parte per combattere il razzismo all’interno del mondo del cinema e della moda.


by Laura Zanovello


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