La collezione di Givenchy è all’insegna del drama e della scenografia. Le ispirazioni sono molto diversa tra loro e vengono da ambienti totalmente agli opposti.
Lo scenario punk porta alla designer Clare Waight Keller l’idea della sovversione: vestirsi di cose pazze, inaspettate, prendere la carta da parati e mettersela addosso, ricoprirsi di piume e tendaggi. Giocare, in una parola. La figura di riferimento è Jordan, personaggio di spicco della scena londinese degli anni ’70, che ha lavorato per Vivienne Westwood nel negozio Sex e ha probabilmente ispirato alcuni dei suoi lavori. Waight Keller la chiama noblesse radical - la completa anarchia della couture.
La collezione però è estremamente raffinata, anarchica ma comunque preziosa. Underground forse nello spirito, ma non di certo nella resa finale. Gli abiti sono più che altro il drama estremamente chic che si addice agli attori di Hollywood vecchio stile. Velluto e tulle, fiocchi e un’invasione di piume.
L’abbondanza delle forme è bilanciata dalla rigorosità dei colori, che giocano inizialmente sul contrasto elegante tra bianco e nero e spaziano poi solo ad una nota di rosa corallo, azzurro e verde. Sicuramente una collezione che lascia con il fiato sospeso e che avvolge la figura della donna in una nuvola eterea.
Words by Giulia Greco
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