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La Materia secondo Hermès





Quest’anno, per l’edizione del Salone del Mobile 2019, Hermès presenta la sua nuova collezione

casa “Materie Vive”. La collezione, ideata dai direttori artistici Charlotte Macaux Perelman e

Alexis Fabry, è incentrata sull’esaltazione della materia e dell’artigianato.

Intrinseco nel suo nome, la materia costituisce un oggetto, una forma, e attraverso questi significanti

declina un messaggio ogni volta diverso. Spesso è proprio la sua composizione a veicolare parte di

esso; che abbia una consistenza liscia al tatto o ruvida, quasi primordiale, poi sensuale, la materia è la forma d’espressione pura e semplice.



courtesy of hermes.com


La casa di moda francese vuole celebrare proprio l’ampio spettro d’azione che un artigiano ha a

disposizione quando dà forma alla materia, e quanti significati e rappresentazioni questa possa

assumere a seconda del colore, della forma, del materiale utilizzati.

Esemplari sono le due lampade create dai designer Barber & Osgerby, Halo e Hécate, che incarnano un eterno contrasto. A suggerirlo, i due nomi: laddove il primo evoca immagini di purezza e luce, il secondo ricorda invece Ecate, nella cultura dell’antica Grecia dea delle ombre e dei fantasmi, della magia e degli incantesimi. Le due lampade sono opposte ma complementari: Halo è fatta di porcellana extra bianca di Limoges, molto delicata, Hécate invece è di granito nero, resistente ed elegante.



courtesy of hermes.com


La collezione continua con l’esposizione di alcuni motivi grafici dai toni caldi ispirati alle casacche

dei fantini, posti sui cofanetti in mogano per orologi o sigari H Casaque.

La maison francese porta avanti ancora una volta la preziosa abilità del saper trattare differenti

materiali per creare qualcosa di unico, al di fuori da ogni categoria prestabilita, tanto da potersi

definire un classico senza tempo.


L’esposizione è disponibile a partire dal 9 al 14 aprile 2019 nella Show-room Collections Maison, dal 10 al 14 Aprile alla Pelota entrambe a Milano.


scritto da Ludovica Mucci


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