L'idea del "non finito" ricorre in arte a periodi alterni e ogni volta porta con se la ricerca approfondita delle origini mentali e degli sviluppi materiali del processo creativo. Lo ha fatto Michelangelo con le sculture dell'ultimo periodo, lo ha fatto Martin Margiela con i suoi pezzi destrutturati e con le cuciture a vista, lo reinterpreta ora Natalia Alaverdian per A.W.A.K.E. MODE. Non è una novità, eppure non è mai obsoleto. Forse perchè i misteri che stanno dietro alla creazione artistica non sono facilmente risolvibili e richiedono di tornarci su svariate volte e di guardare il problema da punti di vista sempre nuovi. E qui non possiamo che parlare di creazione artistica, perchè la stilista sembra aver preso e fatto a pezzi i vestiti del suo armadio, per poi ricucirli insieme secondo l'ispirazione del momento.
Ne esce una collezione Frankenstein-style, con tutto ciò che ne segue, vulnerabilità e dolcezza incluse.
Pantalone/gonna, gonna/pantalone, alcune giacche sono tagliate dalla vita in giù e diventano parte dei pantaloni del completo, le pumps hanno solo metà punta e i sandali a listino sono diversi da un piede all'altro. Creatività e fantasia, una certa dose di noncuranza nei bordi grezzi degli abiti in seta, il desiderio di creare moda così come si crea un'opera d'arte, in base all'ispirazione del momento.
Un processo che strizza l'occhio ad un futuro sostenibile, in cui tutto è lecito pur di creare meno spreco possibile, anche recuperare abiti smessi, tagliarli alla meno peggio e metterli insieme di nuovo. Uno show bello e interessante, di grande ispirazione.
Words by Giulia Greco
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