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"LFW: Burberry SS20"


All images here by Filippo Fior c/o gorunway.com


Riccardo Tisci è indubbiamente un grandissimo designer, e il suo lavoro per Burberry lo dimostra ancora una volta. La sua grandissima esperienza e il suo innato gusto sono esattamente ciò che gli serve per spiccare il volo e portare in alto qualsiasi progetto su cui metta mano.

Certo ci sono state critiche alle sue collezioni per lo storico marchio inglese, ma il favore che ha incontrato nel pubblico non fa altro che dimostrare che ciò che fa è apprezzato. Dai più giovani soprattutto, che è il target a cui la collezione parla. Apertamente, in modo franco e onesto. Perchè se Tisci ha ben chiaro che un marchio come Burberry ha una tradizione da rispettare, ha anche ben in mente come si muove la società di oggi. Sempre più veloce, sempre più consapevole, sempre più volta al futuro: lo stile cambia, le mode passano e i marchi devo rispondere alle nuove esigenze.




Così troviamo moltissime pezzi classici in questa collezione: l'alta sartoria è molto apprezzata oggi e i completi in jersey grigio, così semplici ed eleganti, sono esattamente ciò che Burberry come marchio incarna ancora oggi. Insieme ad essi la rivisitazione del classico trench e i foulard di finissima seta, che già avevamo visto come complementi ad abiti e capi spalla.

Poi c'è la nota street, sempre più coinvolgente, sempre più presente. T-shirts ampie, baggy shorts e giacche tecniche, ma sempre trattati con una nota estremamente dolce. Tisci fa da tempo parte del gruppo di designers, con Abloh e Kim Jones, che stanno dando una svolta al menswear, rimodellando i confini della mascolinità.

Abiti da giorno per andare in ufficio, abiti per il tempo libero, abiti luccicanti per uscire la sera. Le stampe si mischiano, righe e quadri e zebrato, oltre il classico check made in Burberry. Bellissimi gli outfit finali, composti di più strati: un primo strato in pizzo finissimo e decorato, che lascia intravedere al di sotto della trama una tuta aderente nera in materiale tecnico.









Words by Giulia Greco


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