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Immagine del redattoreRedazione

Mani Tese: “The Fashion Experience- la verità su quello che indossi” in mostra a Milano


L’impegno per un approccio alla moda più sostenibile si fa sempre più risonante. A questo

proposito, si è tenuta a Milano la mostra interattiva dal titolo “The Fashion Experience – la

verità su quello che indossi” organizzata dall’Associazione Mani Tese ONG Onlus con la partnership dell’Ass. alle politiche del lavoro, commercio, moda e design del Comune di Milano Cristina Tajani, e finanziata dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Obiettivo della mostra è stato informare i visitatori sull’impatto del Fast Fashion dal punto di vista sociale, culturale e ambientale.




In merito a quest’importante iniziativa la direttrice di Mani Tese Barbara Cerizza ha dichiarato: […] Mani Tese ha sempre compreso come le cause delle ingiustizie subite nelle cosiddette periferie del mondo andassero ricercate in un sistema economico e sociale globale iniquo, al quale tutti noi contribuiamo e che tutti noi possiamo cambiare. È attraverso questo spirito di cambiamento possibile che si inserisce l’installazione che oggi apriamo al pubblico”.


La mostra si snodava su tre grandi dome situate in Piazza XXIV Maggio, dove il pubblico è

stato invitato a percorrere un sentiero multimediale e interattivo, esplorando diversi contesti culturali, sociali e ambientali cambiati o peggiorati a causa del Fast Fashion.

Il primo percorso si è incentrato sulla filiera tessile e sull’impatto ambientale di questo sistema nocivo. La mostra ha spiegato come per produrre un paio di jeans sono impiegati 3.800 litri d’acqua, 12 m2 di terreno e 18, 3 Kw/h di energia elettrica. È una quantità di risorse enorme se si considera che vengono prodotti all’incirca 3 miliardi e mezzo di jeans all’anno.





Il secondo dome riguardava invece la sostenibilità sociale, focalizzandosi sullo sfruttamento del lavoro minorile nelle filiere tessili. Un video in realtà aumentata mostrava come dovrebbe essere la vita di una bambina e com’è in realtà in molti contesti.

Nel terzo dome il percorso si è fatto più interattivo; i visitatori potevano infatti seguire il viaggio di due capi d’abbigliamento, un cappello e un paio di sneakers, dai campi di cotone fino agli scaffali in cui vengono esposti per essere venduti. Il confronto era tra una filiera etica ed una non sostenibile. Inoltre, il pubblico ha avuto la possibilità di accedere alla piattaforma “Good News – Si può fare” in cui sono contenute le esperienze e i risultati di alcune imprese che hanno fatto della sostenibilità il loro motto. Infine, si poteva interagire con i brand preferiti, inviando loro una mail in cui si chiedeva un cambiamento verso un approccio più etico.

Terminato il percorso, i visitatori hanno ricevuto una brochure con ulteriori informazioni e suggerimenti per un consumo più responsabile.


words Ludovica Mucci




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