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Cividini ha deciso di realizzare una Spring Summer 2020 che fosse anche un’opera d’arte, oltre che una collezione di abiti. Come le grandi e piccole opere d’arte che incontriamo ogni giorno sulla nostra strada - che sia il nostro quadro preferito o il fermo immagine di un video che distrattamente vediamo sullo schermo dell’uomo che sta seduto accanto a noi in metropolitana - anche questa collezione gioca con i colori e li rende il veicolo attraverso il quale parla al proprio pubblico e lo emoziona.
Le arti visive fanno esattamente lo stesso, solo che il colore di Cividini è steso su tele 3D, mentre quadri, cinema e fotografia utilizzano uno spazio bidimensionale poi modificato attraverso l’illusione.
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I colori di questa collezione - così aerea e impalpabile - spaziano su una palette molto naturale (il super must trend futuro): i beige, i blu e i verdi, un tocco di rosa pallido che ricorda il cielo nebuloso sopra l’orizzonte, nell’ora fittizia in cui non è né giorno né notte e tutto assume colori sfumati. Il processo che ha portato a questa palette comincia da un celebre film di Bertolucci, con Storaro alla fotografia: Il Tè nel Deserto.
Non stupisce allora trovare questi materiali leggeri, lo stile vagamente da esploratore, con pantaloni multi tasca e camicie dal taglio classico sotto spolverini di lino. Stupiscono invece gli abiti see-through, che lasciano intravedere l’underwear e che ci hanno ricordato lo strato trasparente di atmosfera, che si interpone davanti all’occhio umano quando scruta attentamente l’orizzonte bruciante del deserto africano e scorge, oltre la bruma, quello che forse è un miraggio - o forse no.
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Words by Giulia Greco
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