Con la collezione primavera – estate 2020 si apre il secondo atto del progetto Marni iniziato con il primo capitolo della collezione presentata a giugno. Le creazioni sembrano comunicare un tentativo di sensibilizzazione per il necessario cambio di rotta dell’industria della moda e non solo, verso uno stile, non solo di vita, sostenibile.
A cominciare dal set, Marni aveva precedentemente esposto il problema dell’inquinamento degli oceani installando sul soffitto bottiglie di plastica recuperate; per il secondo atto invece, si riemerge dagli abissi per approdare in un set tropicale, in quella che la casa stessa definisce “giungla infinita”. Le piante applicate sulle colonne sono state realizzate dalla stessa plastica che avevamo visto nell’atto primo, prendendo così alla lettera il sistema di riutilizzo circolare capace di creare nuove esperienze partendo dallo stesso oggetto.
Gli abiti presentati sono un’esplosione di colori vivi, sfilano principalmente abiti lunghi, che sembrano assemblati insieme da più pezzi che rimangono forse volutamente imperfetti. Verde, rosa shocking ed arancione dominano la scena insieme alle stampe multicolore che sembrano pennellate su una tela. Le acconciature sono anch’esse un’opera d’arte, estendendosi oltre la testa, si compongono di materiali di scarto e fiori.
I dettagli sartoriali arricchiscono il capo, peculiari sono i risvolti plissettati che sembrano fuoriuscire dall’abito e seguire le proprie ondulazioni, così come fanno le estremità delle piante tropicali sulle colonne.
Words by Ludovica Mucci
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