Un connubio di colori, linee ondulate, zig-zag e motivi geometrici. Sono questi gli elementi che
hanno reso Missoni una delle più riconoscibili case di moda italiane, che dagli anni ’50 ha pian
piano affermato una precisa idea di lifestyle veicolato non solo attraverso gli abiti ma anche
attraverso il design d’interni.
Oggi, la famiglia Missoni vuole ricordare il successo della maison, la sua storia, l’amore per i tessuti. Lo fa con un libro in edizione limitata dal titolo Missoni. The Great Italian Fashion, curato da Massimiliano Capella, professore del Costume e Storia della Moda presso l’università di Bergamo, in collaborazione con l’Archivio Missoni gestito da Luca Missoni e la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni, edito dalla Scripta Maneant Editore di Bologna.
L’opera vuole celebrare il linguaggio Missoni, un simbolo di eleganza e savoir-faire diventato un
movimento culturale che ha segnato gli anni ’50 e che continua ancora oggi a scrivere la storia della
moda attraverso la continua sperimentazione e riformulazione dei codici della maison.
Il libro si apre con un’introduzione che parla per immagini, offrendo uno sguardo alle origini della
casa, fino ad oggi.
L’opera è poi divisa in diverse sezioni, ognuna di queste introdotte dalle parole della stessa famiglia
Missoni, che ci inizia al cammino compiuto anni fa dai fondatori, Ottavio e Rosita, fino ai
giorni nostri. Tutto comincia con “Beauty and Harmony”, bellezza e armonia, gli ingredienti che
hanno dato il via al tutto. La sezione presenta infatti uno scorcio sul passato e i primi inizi, le linee
che hanno definito il DNA di Missoni, il tutto disposto su una sorta di linea temporale che si
concentra sui primi successi della maison, evidenziando in particolar modo gli episodi che le hanno
garantito la visibilità a livello internazionale; basta ricordare lo scandalo in passerella del 1967, in
cui durante lo show di debutto a Firenze le modelle sfilarono in abiti in Lurex trasparente senza
reggiseno, o il premio Neiman Marcus del 1973, così come le collaborazioni con il cinema e il teatro
negli anni ’80.
La sezione “An Artful Style. Stripes, Zigzag and Abstract Creations” conclude il libro. Quest’ultima si concentra su alcune creazioni della maison diventate protagoniste di mostre nei musei, come il pullover indossato da Lino Capolicchio per L’UOMO Vogue nel 1971, dimostrando come tali creazioni sono così tanto versatili da essere esposte nei musei come opere d’arte e al contempo essere indossabili.
“È così che la moda Missoni è divenuta un linguaggio contemporaneo” ha affermato il prof.
Massimiliano Capella “una cultura visuale che è entrata a far parte della nostra storia”.
words Ludovica Mucci
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