Secondo il Business of Fashion, la sostenibilità è stata la questione più trattata e interpretata nelle sfilate del calendario di Parigi 2019. Alcuni casi esemplari sono stati quelli di Dior, con la sfilata ambientata in mezzo a un fitto bosco di alberi che poi saranno piantati in alcuni quartieri di Parigi, o quella di Stella McCartney, che da sempre manda avanti la sua lotta green anche quando il verde nella moda non andava tanto di moda.
Quella di Sarah Burton per Alexander McQueen, è stata una sfilata che della sostenibilità ha fatto il suo fulcro centrale, a cominciare dal prezioso lavoro a mano, capace di rendere qualsiasi dettaglio un’opera d’arte, proprio per via della lentezza e pazienza che le mani impiegano per raggiungere grandi risultati.
La collezione è stata realizzata a mano prevalentemente con tessuti in lino e guipure. “Si tratta di rallentare il ritmo delle le cose” ha dichiarato la Burton al British Vogue. Ed effettivamente il risultato ottenuto è quasi da Haute Couture. Il minimalismo nei colori, hanno sfilato principalmente abiti bianchi e neri e tela, è servito da strumento per catalizzare l’attenzione sull’artigianalità.
Le silhouette delicate dell’epoca vittoriana e georgiana sono rese moderne grazie ai dettagli in pelle delle cinture, ormai un classico della Burton, che impreziosiscono l’abito e lo vestono di ulteriore romanticismo.
Assolutamente divino l’abito presentato da Kaia Gerber che sembrava essere stato confezionato da singole piume.
Decisamente couture.
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Words by Ludovica Mucci
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