La Spring Summer 2020 di Louis Vuitton ha chiuso la Paris Fashion Week in una futuristica scatola di legno chiaro, posizionata in Place du Carousel, proprio di fianco al museo del Louvre. All’interno, una proiezione di Sophie - artista underground - accompagnava il pubblico in entrata sulle note di It’s Ok To Cry. L’insieme era, inutile dirlo, di grande impatto.
Ghesquière si è ispirato ad epoche e correnti culturali diverse per questa collezione, che però si amalgamano alla perfezione grazie al codice estetico e stilistico che non abbandona mai l’opera del designer, volto al futurismo sfrenato.
Abbiamo quindi, da un lato, elementi della belle époque parigina, un periodo luminoso e moderno, fatto di speranze e di bellezza. Bellezza che era appannaggio di una cerchia ristretta di persone, i dandies, a cui è ispirato l’eccentricità delle forme e dei colori e la sartorialità di alcuni capi. Il tutto, come abbiamo detto, trattato con il solito filtro à la Ghesquière.
Ciò che, in ultima analisi, il designer vuole recuperare dalla belle époque non è tanto lo stile, ma lo spirito. La libertà, l’emancipazione e, perché no, anche la spensieratezza che hanno definito un periodo storico tanto importante per la Francia e per il mondo intero.
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Words by Giulia Greco
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