Vetements ha sfilato in un McDonald’s sugli Champs-Élysées. Non che la cosa ci lasci sorpresi, ora che tutti cercano il sensazionalismo e l’idea originale per creare audience sui social.
Ma qui non si tratta solo di questo: il set della sfilata è il punto di partenza per una collezione il cui obbiettivo è quello di puntare il dito contro il capitalismo e il sistema di sfruttamento che ha creato. I working class heroes in passerella: sono “in affitto” e hanno la parola “capitalismo” stampata sulle targhette solitamente destinate al nome. Mangiano da McDonalds, perchè sono perfettamente integrati nella macchina consumistica. Sembra che nella moda serpeggi uno scontento generale nei confronti della società.
Tra il desiderio di tornare ad uno stile di vita naturale e lontano da internet, i materiali riciclati e i tessuti di scarto, e ora l’accusa di salari minimi inumani, la moda sta veramente cercando di toccare ogni problema sociale della società moderna. Gvasalia si spinge anche oltre e crea nello spettatore un vero senso di panico, per il rumore dei cani che urlano a fine sfilata, ma anche per i look stessi. Disturbanti, perchè così reali ma anche così distopici. Tra divise da commesso cadenti e giacche da security guard extra large, tute da ginnastica e t-shirt abbinate a flip flop, ci sono anche abiti a fiori che sembrano fatti del tessuto cerato delle vecchie tovaglie che si usano nelle case di campagna.
Forse l’estetica brutalmente attuale di Vetements è la scossa che tutti noi abbiamo bisogno.
Words by Giulia Greco
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