Si è conclusa ieri la moda uomo nella capitale italiana dello stile, Milano, e le cose di cui dobbiamo parlare sono molte.
Non ci riferiamo solo ai nuovi trend, anche se le passerelle hanno offerto molti spunti interessanti, che spaziano dall’alta sartorialità ai vestiti tecnici.
Milano ci ha offerto qualcosa in più, e cioè una riflessione su chi siamo noi oggi. E chi vogliamo essere domani. E no, per una volta il discorso non è stato incentrato sulla sostenibilità - anche se ovviamente rimane in agenda, ed è in qualche modo sottilmente collegato.
Da un lato dunque, le passerelle e i loro fantastici settings ci hanno ricordato quello che della moda ci piace di più: l’evasione. Dall’altro invece ci hanno dimostrato che gli abiti sono molto più di questo e sono in grado di aiutarci a diventare persone migliori, nel nostro futuro. Possiamo, e dobbiamo, dunque crescere. E l’escapismo infantile, sebbene seduca una parte importante di noi, non è di certo la soluzione.
Il calendario si è aperto con i gemelli DSquared2, che hanno festeggiato il loro 25 compleanno nel settore con una collezione frizzante. Look stratificati e influenze varie, che riassumono splendidamente l’immaginario artistico della maison.
Hanno sfilato anche marchi inglesi, tra cui Alexander McQueen e A Cold Wall, grazie ad uno speciale progetto di collaborazione tra la Camera della Moda italiana e il British Fashion Council.
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Partiamo dal grande finale, con al sfilata di Gucci, che ha presentato una collezione bella e portabile, pur restando fedele al suo immaginario sopra le righe. Gli abiti della nostra infanzia sono stati tradotti in una versione adulta che possiede qualcosa di ibrido e in un certo senso pauroso. Hanno sfilato morbidi maglioncini in mohair, in colori pastello, abbinati a pantaloni sartoriali ampi. Bermuda di ogni tipo, spesso abbinati a calzettoni alti al ginocchio, così come li portavano i bambini nella secondà metà del secolo scorso. E che dire delle scarpe. Vero e proprio nightmare di chi si trova in quell’està di passaggio tra fanciullezza e adolescenza, che tutti, proprio tutti, conosciamo. I sandali T-bar, con la suola in gomma e due ampi buchi sul davanti. Un richiamo più esplicito all’infanzia non esiste. E poi i vestitini a grembiule. Sono tutti pezzi che siamo pronti a veder tornare nelle stagioni a venire.
L’invito ad evadere era ancora più marcato nella sfilata che Francesco Risso ha organizzato per Marni. Più che un evasione era piuttosto una introspezione la sua. Contro l’incertezza del mondo contemporaneo, la moda offre un confortevole spazio coperto, in cui nascondersi finchè la tempesta impazza. Un castello, se vogliamo, pronto a proteggerci. Più che una sfilata, dopo tutto, Marni è stata una vera festa, con danzatori e luci abbaglianti. Nel suo castello c’è tutto ciò che ci serve, non dobbiamo uscire nemmeno per comprare nuovi vestiti.
Molti sono i pezzi che hanno sfilato che arrivano dagli anni passati infatti. Scarti rimodernati alla perfezione, che raccontano la loro storia e sono pronti a viverne altre. Così nascono i cappotti ibridi, fatti di due tessuti cuciti assieme: bellissimi a dir poco. E gli abbinamenti pazzi, giocosi, pieni di colore e di vita e di passione.
Passione, soprattutto passione. Per un mezzo di comunicazione che ha ancora tanto da regalarci e che, per le menti illuminate come quella di Risso, non ha limiti. Come nelle feste più pazze, come per il futuro fantascientifico, come per i giochi dell’infanzia, tutto è concesso e tutto funziona.
Guida alla costruzione del futuro
Dalla nostra infanzia e dagli anni passati si può imparare anche qualcos’altro, che forse ci è un po’ sfuggito negli ultimi anni. Il buongusto nell’abbigliamento. Basta streetwear scombinato, largo alla sartorialità impeccabile ed elegante, fresca come non l’abbiamo mai vista prima. Per Miuccia Prada il workwear ha sempre avuto un ruolo fondamentale nell collezioni: dopo tutto, i vestiti devono essere indossati. Nel senso, veramente indossati.
Così la collezione di Prada è un inno alla vita quotidiana di chi si alza e va a lavoro. Nessuna scorciatoia e nessuno che nasconde la testa sotto la sabbia. Se vogliamo un futuro migliore dobbiamo vestirci (bene) e uscire per dargli forma. E dobbiamo farlo insieme, ci dice Miuccia, come la società ha sempre fatto nel corso della sua storia. Non a caso la passerella si snodava su una doppia piazza futuristica, che in chiusura dello show si è riempita del brulicare vivo di uomini veri. Power suits, maglioni e camicia, cappotti ampi e rigorosi. Ma anche eco-montoni in vinile che ci sono piaciuti tantissimo.
Per Giorgio Armani il discorso è stato più o meno lo stesso. Bisogna tornare a valutare gli abiti per la loro fattura e imparare ad apprezzarli lungo tutto il loro ciclo di vita. La sua collezione uomo è stata impeccabile in ogni sua parte. All’inizio ha sfilato la capsule NEVE, disegnata per gli sport invernali. Poi la collezione vera e propria, in cui il focus era sul capo spalla. Cappotti eleganti, blazer, bomber in scamosciato. E poi ancora pellicce e parka in velluto. Tutto secondo i canoni stilistici del maestro, che ha fatto dei completi giacca e pantalone la sua carta vincente.
Anche MSGM si è mosso sulla falsariga dell’abito elegante, ma ha poi portato degli sprazzi di colore che non si possono di certo contenere. Sul completo grigio elegante metteteci pure un maxi piumino verde brillante, e se volete spezzare la monotonia di una camicia in cotone nero potete indossarla insieme a dettagli violetti. Le camice a stampa sono divertenti e molto street. Di certo avranno molto successo tra i giovani acquirenti e dimostrano l’occhio lungo di Massimo Giorgietti per quanto riguarda i trend.
Funzionalità e praticità
Apparso in tutte le collezione e grande favorito delle generazioni più giovani, l’abbigliamento funzionale e pratico è stato il nucleo della sfilata Fendi. Silvia Venturini Fendi porta nel menswear tutta la sua preziosa conoscenza del mondo degli accessori e realizza una collezione pratica e minimal, non senza effetti speciali. Anche qui non mancano i trend futuri di cui già abbiamo parlato. Bermuda, sartoriali e non, ma anche stivali carro armato (i più belli quelli in scamosciato beige) e giacche “componibili”. I blazer corti diventano un’opzione interessante, non solo per l’uomo ma anche per la donna, e i gioielli sono lineari e spogli.
Il massimo della funzionalità è però dato dalle tasche applicate a maglioni e giacche, che permettono di avere a portata di mano tutto quello che ci serve. Geniale.
words by Giulia Greco
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